Apr 2020

Leggere e scrivere ai tempi del “restate a casa”
In questo periodo, oltre alla raccomandazione-invito-prescrizione di non uscire di casa, da più parti si danno consigli su come impiegare questo nuovo tipo di tempo di cui c’è una grande abbondanza per molti di noi: che fare?
Cosa fare in casa lo sappiamo benissimo e siamo in grado di riorganizzarci e di gestire il menage domestico, anche per i famigliari: coniuge, genitori, figli, amici, vicini di casa.
È proprio la quantità di tempo “lento” che produce lo stare in uno spazio limitato (anche se si ha giardino e legnaia e garage) quello che ci può sorprendere, abituati come siamo a passare da uno spazio all’altro macinando kilometri, grazie all’essere automuniti (che non è uguale all’essere autonomi).
La nostra società ci ha addestrato a contro-reagire agli stimoli di spazi diversi: posto di lavoro, sport da soli o in gruppo, supermercato, ecc. Un unico spazio ristretto, per quanto familiare e ben accetto (non è sempre così) ci lascia abbastanza disarmati. Agire invece di contro-reagire: come si fa?
1. Riscoprire la propria autonomia
La cosa più semplice è quella di contare fino a dieci e non dire e fare nulla, invece di reagire immediatamente, come al solito. Entro in relazione con te (coniuge, figli, genitori amici) se decido di farlo, non perché devo rispondere, perché ho una relazione con te, per quanto forte e importante, come lo sono i vincoli familiari.
Se si frequentano i social e la rete, prima di cliccare il solito semi-automatico “mi piace”, contare fino a venti e passare oltre, senza aderire né a favore, né contro. A fine giornata cercate di percepire l’effetto che vi fa questa pratica di autonomia di pensiero (non siamo del tutto etero diretti, perdinci!)
2. Dialogare con sé stessi, e col proprio corpo
In questo c’è una differenza di genere, in quanto le donne tendono (non sempre) ad avere un dialogo più intenso e più rispettoso col proprio corpo e con sé stesse. Gli uomini pretendono dal proprio corpo che sia sempre “performante”, senza ascoltare i messaggi che il corpo invia alla propria coscienza.
Non sempre il corpo di ognuno di noi si adegua al “lavora suddito”. Proprio in questo periodo di pericolo per i nostri polmoni a causa del virus, il consiglio di base che danno gli esperti è quello di fare respiri profondi (una o due volte al giorno) per controllare che non sia in atto una aggressione virale.
3. Leggere
Leggere, si legge, forse molto di più dei nostri padri e nonni. Ma è il tempo del leggere che si è trasformato. Un tempo ci si spostava di meno: se non si era costretti a lavorare dalle otto alle dieci ore al giorno, in situazioni di stress e di rischio psicofisico, c’era il tempo lento della lettura.
Anche chi era molto impegnato poteva trovare delle pause per sé in cui viaggiare e sognare, conoscere e conoscersi grazie a un libro. Questo è il ritmo e il tempo del leggere che possiamo riscoprire in questo periodo. Fare un piccolo viaggio all’interno di noi stessi, riscoprendo sogni perduti, quello che siamo stati, quello che potremmo ancora voler essere:
vivere, come ci insegna il nostro corpo negli anni, è un attraversare una serie di trasformazione-rivoluzione permanente.
Se siamo autonomi, cioè più consapevoli e meno etero diretti dagli impegni quotidiani, possiamo essere più protagonisti del futuro che ci attende ogni benedetta alba che ci è concessa in più. Sì, perché potrebbe cambiare qualcosa per noi se la percezione di sé attuasse una revisione.
4. Scrivere
Molti, per certo, da giovani, soprattutto le ragazze, hanno tenuto un diario, più o meno segreto. È noto che scrivere i propri pensieri e i sogni che ci ricordiamo (belli o brutti che siano) era suggerito dagli psicologi, anche prima di Freud.
Il tempo della scrittura personale, la registrazione di emozioni, pensieri, riflessioni è un tempo dialogico per eccellenza.
Forse la socialità, che caratterizza il genere umano, ha la sua origine proprio dal dialogo che ognuno avvia con sé stesso e col proprio corpo.
Chi si conosce, e si vuol bene (senza narcisismi da facebook) e si sopporta con tutte le proprie inadeguatezze, è sufficientemente autonomo per dialogare con l’altro senza paura dell’altro e senza timore di svelare sé stesso.
Così si avvia quella interazione tra le persone che ci arricchisce perché ci fa membri di un gruppo. Per questo scrivere di sé e per sé è l’antidoto più potente contro la solitudine e il modo più creativo per affacciarsi al nostro futuro, qualsiasi siano e saranno gli incontri, gli imprevisti e le incertezze.
Angelo Rovetta, Psicologo e Psicoterapeuta