Ott 2020

Il mito di Sisifo: come affrontare la limitazione della libertà con la speranza
Ogni giorno succedono cose che non possiamo impedire, nel bene e nel male. Eppure questa cultura dell’autoreferenzialità e dell’individualismo, ci vorrebbe convincere che “se vuoi, puoi”, alimentando l’illusione dell’onnipotenza narcisistica sempre in agguato. Per esempio, nessuno di noi può scegliere i propri genitori, quando e dove nascere, il proprio corpo, il proprio corredo genetico … così è per tanti aspetti della nostra esperienza e della nostra crescita. Potremmo dire che il “destino” è tutto ciò che non può essere scelto. Ognuno di noi non può fare a meno di riconoscersi nelle proprie radici che colorano il proprio passato, il presente e il futuro: il passato vive ed esiste nel presente. Freud parafrasava dicendo che “l’io non è padrone in casa propria”; c’è del vero, senza esagerare, per non essere fatalisti. È vero che molte cose succedono, accadono e basta, indipendentemente dalla nostra volontà (vedi il Covid). Il mito greco di Sisifo descrive la fatica di ogni essere umano. È condannato dagli dei, per precedenti suoi errori e mancanze, a spingere un masso di enorme peso fino alla cima della montagna; ma ogni volta, appena sembra giungere alla meta, il masso rotola giù, a valle. Sisifo guarda quella enorme pietra e la vede cadere per l’ennesima volta. Rivede ormai da sempre quella stessa sequenza. Allora Sisifo torna giù, ai piedi della montagna e va a riprendere il suo fardello per riportarlo nuovamente su, in cima. Continua così, senza mai una fine, affronta la sua fatica. Sembra una condanna eterna, senza soluzione, totalmente infelice. Camus, in un memorabile saggio (Il mito di Sisifo 1942), prova a immaginare Sisifo felice. In realtà egli è l’eroe della dignità, della rassegnazione costruttiva; rappresenta l’uomo che sa guardare in faccia la realtà, andando incontro alla sua fatica e al suo destino senza tentare di sfuggire. Così scrive Camus: “Il destino gli appartiene, il macigno è cosa sua … Egli sa di essere il padrone dei propri giorni… Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice”.
Camus guarda allora Sisifo ai piedi della montagna. Rivede se stesso e, insieme a lui, ogni altro essere umano. Il suo destino non gli sembra inutile. L’impegno e il coraggio per salire sino in cima, in alto, verso ilo cielo, può bastare a colmare la sua anima. Anche Sisifo può avere la sua ragione per essere felice. Del resto non è solo. Tutti gli esseri umani gli sono vicini e spingono con lui il masso dell’esistenza e della fatica di vivere. Sisifo è un eroe anomalo: fatica e basta. Come tanti uomini e donne, anche a Sisifo basta vedere la cima, intravvedere il ‘cielo’ per cogliere infinite possibilità di speranza e di futuro. Penso a tante coppie in difficoltà, a tanti genitori con figli che creano problemi, a tante famiglie con ammalati in casa: tutti alle prese con grossi problemi, con grandi fatiche quotidiane, vissute con dedizione e coraggio. Come Sisifo hanno una grande dignità, non si piangono addosso, procedono decisi nelle loro fatiche insopportabili, che sembrano senza senso. Spingono il masso senza lamentarsi, accettano l’immane fatica, hanno cura del proprio dovere, ne sono testimoni attivi, ne portano la responsabilità. Sanno cosa loro spetta e cosa li aspetta. Potrebbero infatti piangere, urlare, arrendersi, gettarsi a terra. Non lo fanno. Procedono, in silenzio, senza fare rumore, senza disturbare alcuno. Senza illusioni. Con determinazione e umiltà. Accettano la loro vita per quella che è; sanno che anche i momenti più difficili e terribili possono trasformarsi in pace e forza interiore: sanno di non essere soli, sanno che altri vivono gli stessi problemi, credono che Qualcuno dall’alto li protegge e li assiste! Quanta gente ha questo coraggio, gioca la sua vita senza lamentarsi, con responsabilità, con fede.
Anche in tempi difficili come quello che stiamo vivendo, è necessario non sottrarsi alle responsabilità, come credenti, come cittadini, come genitori, come persone …al di là dei risultati. Spesso basta vedere un raggio di luce, cogliere uno spiraglio di cielo per non arrendersi anche nei momenti più difficili. Non perdiamo la Speranza e chiediamola nella preghiera, gli uni per gli altri!
Giuseppe Belotti, Psicologo e Psicoterapeuta, Direttore Associazione Psicologia Psicoterapia Il Conventino